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Gallerie d'Italia-Palazzo Zevallos Stigliano

Tesori della musica strumentale napoletana

La Divina Armonia
Stefano Barneschi, Mayumi Hirasaki  violini
Marco Testori violoncello
Lorenzo Ghielmi clavicembalo e direzione

Programma

Arcangelo Corelli (1653 – 1713)

Sonata a tre in re maggiore op. III n° 2 (Roma, 1689)

Grave, Allegro, Adagio, Allegro

Giuseppe Avitrano (1670- 1756)

Sonata a tre op. I n° 3 in mi minore (Napoli, 1697)

Adagio, Allegro, Adagio, Presto

Domenico Scarlatti (1685- 1757)

Sonata in re minore per violino e basso continuo (manoscritto)

Grave, Allegro, (Allegro), Allegro

Arcangelo Corelli (1653 – 1713)

Sonata a tre in sol maggiore op. IV n° 10 (Roma, 1694)

Adagio – Allegro, Adagio – Grave, Tempo di Gavotta

Giuseppe Avitrano (1670- 1756)

Sonata a tre in sol minore op. I n° 8 (Napoli, 1697)

Grave, Canzone-Allegro, Vivace, Allegro

Salvatore Lanzetti (1710 – 1780)

Sonata op. I n° VIII in mi minore (Parigi 1736 ca.)

Allegretto-Adagio-Allegro

Nicollò Porpora (1686 – 1768)

Sinfonia in trio V in mi minore (Parigi, 1736)

Affetuoso, Allegro, Adagio, Giga-Allegro


Arcangelo Corelli guadagnò già in vita una fama in tutta Europa, tale da divenire il modello per eccelenza di moltissimi compositori di tutto il Settecento: le sue trio sonate per due violini e basso, furono ristampate in molte edizioni sia in Italia che nelle maggiori capitali europee e la sua musica conobbe adattamenti per tutti gli organici strumentali. Ben diversa fu la sorte di molti compositori napoletani, la cui musica in effetti ben avrebbe potuto misurarsi per qualità e sapienza compositiva. Complice anche un’editoria locale poco capace di diffondere in Europa i suoi prodotti, molti musicisti napoletani non seppero varcare i confini cittadini: ad esempio Giuseppe Antonio Avitrano, violinista presso l’orchestra della corte di Napoli dalla fine degli anni 1690 fino alla sua morte, che diede alle stampe due serie di sonate a tre voci op. 1 e 2. Avitrano dedicò queste raccolte à Marzio Carafa duca di Maddaloni (1650 – 1703) ma la sua opera è rimasta ingiustamente sconosciuta fino ai nostri giorni. La celebrità di Domenico Scarlatti è legata alle sue sonate per clavicembalo, ma fra queste ne troviamo alcune dove la scrittura ci suggerisce una destinazione per strumento melodico (probabilmente il violino) e basso continuo. Negli anni trenta del Settecento sempre più musicisti partenopei cercarono la fortuna spostandosi in tutta europa. Se la fama della scuola partenopea si legò sempre più alla musica vocale ed in particolare dalla musica operistica, alcuni musicisti, cresciuti nei vivai dei Conservatori napoletani, divennero grandi virtuosi di uno strumento: fra loro Salvatore Lanzetti, grande violoncellista. Nato a Napoli intorno al 1710. Studiò presso il conservatorio di S. Maria di Loreto. Nel 1727 si trasferì a Torino, assunto come violoncellista presso la cappella Reale, per volontà dello stesso re Vittorio Amedeo II. Dal 1729 si affermò come concertista non solo in Italia, dove diede alcuni concerti in Sicilia, ma anche in Europa: nel 1730 soggiornò a Parigi e a Londra. In quest’ultima città trascorse poi lunghi periodi documentabili almeno fino al 1754. Nel 1736 fu nuovamente scritturato a Torino dall’orchestra del Regio, percependo, al pari di più noti musicisti del tempo, quali il violinista Giovanni Battista Somis e l’oboista Alessandro Besozzi, il cospicuo compenso di 500 lire, a testimonianza di una ormai riconosciuta posizione professionale; nel maggio dello stesso anno fu invitato a suonare nuovamente a Parigi, per i prestigiosi Concerts spirituels, dove presentò al pubblico alcune sue composizioni violoncellistiche. Sempre nel 1736, ad Amsterdam, vennero pubblicate le 12 Sonate a violoncello solo e basso continuo, op. 1, che ebbero una successiva riedizione presso Le Clerc di Parigi. Lo stesso anno uno dei musicisti destinati ad occuparo un posto di grandissimo rilievo fra gli operisti del Settecento pibblicava sempre a Parigi una sua opera prima di musica strumentale: le Sinfonie a tre di Nicollò Porpora rielaborano con una vena partenopea e con grande modernità di atteggiamenti la scrittura corelliana, continuando – una generazione più tardi – a riproporre sonate per un organico destinato a divenire simbolo del barocco: la combinazione di due violini con un violoncello sostenuti dalle armonie del clavicembalo. (LGh)


Lorenzo Ghielmi

Si dedica da anni allo studio e all’esecuzione della musica rinascimentale e barocca. Tiene concerti in tutta Europa, in Giappone e negli Stati Uniti, e numerose sono le sue registrazioni radiofoniche e discografiche (Winter & Winter, Passacaille, Harmonia mundi, Teldec). Le sue registrazioni di Bruhns, di Bach dei concerti di Handel, e dei concerti di Haydn per organo e orchestra sono state premiate con il “Diapason d’or”.Ha pubblicato un libro su Nicolaus Bruhns e studi sull’arte organaria del XVI e XVII secolo e sull’interpretazione delle opere di Bach. Insegna organo, clavicembalo e musica d’insieme presso la Civica Scuola di Musica di Milano, nell’Istituto di Musica Antica. Dal 2006 gli è stata affidata la cattedra d’organo presso la Schola Cantorum di Basilea. E’ organista titolare dell’organo Ahrend della basilica milanese di S.Simpliciano dove ha eseguito l’opera omnia per organo di J.S. Bach. Fa parte della giuria di concorsi organistici internazionali (Toulouse, Chartres, Tokyo, Bruges, Freiberg, Maastricht, Losanna, Norimberga) e gli sono affidati conferenze e corsi di specializzazione da numerose istituzioni musicali (Accademia di Haarlem, Mozarteum di Salisburgo, Conservatoire national supérieur de Musique di Parigi, Hochschule für Musik di Lubecca, New England Conservatory di Boston, Accademia di Musica di Cracovia). Ha seguito la progettazione di numerosi nuovi organi, fra cui il grande strumento della cattedrale di Tokyo. Dirige l’ensemble strumentale “La Divina Armonia”.


Ensemble La Divina Armonia

Johann Sebastian Bach annotava ai margini della sua bibbia: “Dove vi è una musica profonda, là è sempre presente Dio con la sua grazia”.La musica è espressione del trascendente, l’armonia raffigurazione del disegno divino: la cultura occidentale ha sempre vissuto queste verità affidando alla musica il compito di rivestire la preghiera, dal gregoriano alla polifonia classica, dalla musica d’organo ai grandi capolavori sacri del barocco e del romanticismo.Per molti compositori il desiderio ultimo nel creare musica é stato quello di avvicinarci alla dimensione spirituale della nostra esistenza, guidandoci a scoprire, nel gioco delle consonanze fra i suoni, le risonanze fra l’uomo, il creato ed il creatore. Ecco allora che la ricerca filologica ed un’interpretazione che si avvicini il più possibile alle intenzioni degli autori sono il segno del rispetto per quella musica profonda, che ci avvicina a contemplare la bellezza della divina armonia. L’ensemble la Divina Armonia è stato fondato nel 2005 da Lorenzo Ghielmi. Ogni componente del gruppo ha alle sue spalle una lunga esperienza nel campo della musica barocca, conservando nel contempo l’entusiasmo di creare qualcosa di nuovo ed irripetibile. Il gruppo ha suonato dapprima in alcune stagioni italiane, in Svizzera, in Austria e Belgio: dal 2008 è stato ospite in importanti stagioni italiane ed europee (Serate musicali di Milano, Festival internazionale di Aosta, Bozart di Bruxelles, Les Arts Renassants a Toulouse, Bach- Gesellschaft di Salisburgo).Registra per l’etichetta belga “Passacaille”. La registrazione dei Concerti op. IV di Handel e dei Concerti di Haydn hanno ambedue ottenuto numerosi premi (il “Diapason d’Or”, il riconoscimento Cd del mese della rivista tedesca “Toccata” e della rivista italiana “Amadeus”). Ha collaborato lo scorso anno con i Toelzer-knaben Chor diretti dal M° Schmidt-Gaden in un programma interamente dedicato ad Haydn. La Passio secundum Joannem è in programmazione a Basilea, Bruxelles, Oslo, Salisburgo, Hall in Tirol, Bruges.

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