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La Guitarre Royalle

A Corde Spiegate - V edizione

Chiesa di Santa Caterina da Siena, Napoli
19.30 - 20.30
Gratuito

Interpreti
I Bassifondi
Monica Piccinini soprano
Francesca Boncompagni soprano
Davide Benetti basso
Gabriele Miracle percussioni
Stefano Todarello chitarra barocca, colascione e chitarra battente
Simone Vallerotonda chitarra barocca e direzione


Ingresso libero su prenotazione
scrivendo a
segreteria@turchini.it


A Corde Spiegate è una rassegna ideata dalla Fondazione Pietà de’ Turchini, promossa e finanziata dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto Napoli Città della Musica.

Programma
Francesco Corbetta (Pavia 1615- Paris 1681)
Sinfonia a 2
Varii capricii per la ghittarra spagnuola, Milano 1643

Trompette
Tambour de France et e de Suisse fait sur la prise de Mastricht La Guitarre Royalle, Paris 1674 

Mantovana
De li scherzi armonici, Bologna 1639

Folia sopra E
Varii capricii per la ghittarra spagnuola, Milano 1643

Folie
La Guitarre Royalle, Paris 1671

Fanfare, autre fanfare
La Guitarre Royalle, Paris 1674

Sarabande du depart du Roy
La Guitarre Royalle, Paris 1674

Robert de Visée (1650-1725)
Tombeau de Mr. Franci.que
Livre I de guitarre dedie au Roy, Paris 1682

Concert  en E la Mi
Prelude, Alemande, Sarabande, Passacaille, Menüet
La Guitarre Royalle, Paris 1674

Sarabande en A la Mi re
La Guitarre Royalle, Paris 1674 

Allemande de Roy en musique
La Guitarre Royalle, Paris 1671

Gavotte en musique aymée du Duc de Montmouth
La Guitarre Royalle, Paris 1671 

Allemande de son Altesse le Duc d’York en musique
La Guitarre Royalle, Paris 1671 

Sarabande en musique sur le tombeau de Madame
La Guitarre Royalle, Paris 1671


La Guitarre Royalle

Note di sala
Il programma “La Guitarre Royalle” raccoglie le musiche di tutta la produzione di Francesco Corbetta (Pavia 1615 – Paris 1681). A partire dalla sua prima stampa bolognese del 1639 fino alla seconda edizione parigina della Guitarre Royalle del 1674, apice della sua produzione, che unisce in maniera raffinata lo stile italiano con i suoi influssi spagnoleggianti, allo stile francese, ben assimilato dal compositore pavese nella sua permanenza a Versailles del periodo lulliano. 

Testimone, con le sue raccolte a stampa, dell’evoluzione compositiva della musica per chitarra da semplice accompagnamento accordale a musica elaborata e complessa al pari di qualsiasi altro strumento, Corbetta raggiunge il culmine di questa sapienza strumentale con i brani per due chitarre. Non si tratta di una chitarra solista accompagnata dalla seconda, bensì di due chitarre in dialogo, i cui accordi sommati creano dei veri e propri “grappoli armonici” ricchi di acciaccature, e le cui linee melodiche si muovono in contrappunto. 

L’organico utilizzato varia a seconda dello stile, delle caratteristiche e delle esigenze richieste da ogni singolo brano. L’aggiunta delle percussioni nelle danze ha lo scopo di riprodurre filologicamente l’utilizzo che i danzatori stessi ne facevano, come risulta dalle fonti coeve. Esecutore incomparabile, Corbetta fu celebrato non soltanto in versi, ma anche in musica: il suo allievo Robert de Visée gli dedicò nel 1682 un commovente Tombeau. 

Se è proprio degli animi grandi pensare e creare grandi opere, la musica di Corbetta rappresenta senza dubbio il Sublime. La sua musica trascina l’ascoltatore non alla persuasione ma all’estasi, perché ciò che è meraviglioso comporta sempre uno smarrimento, non si limita a piacere o a convincere, ma dispiega la sua forza, la sua bellezza travolgente semplicemente imponendosi.

C’era un italiano a corte, famoso per la chitarra: aveva un genio particolare per la musica, ed era l’unico che potesse fare qualsiasi cosa sulla chitarra. Il suo stile era così pieno di grazia e tenerezza, che sarebbe stato capace di creare armonia sulla chitarra più scordata. La verità è che niente era così difficile come suonare come questo straniero. Il piacere del Re Carlo II d’Inghilterra per le sue composizioni aveva portato lo strumento così in voga che ognuno lo suonava, bene o male. E si poteva essere sicuri di trovare una chitarra nella toletta di una donna quanto il rossetto o la cipria. 

Così è descritto Francesco Corbetta nelle memorie del Cavaliere Grammont. Un istrione, capace di rapire i sensi di chiunque, con le corde della sua chitarra. Un musicista imprenditore di sé stesso, abile nel favorirsi le grazie dei re più potenti d’Europa con la sua arte. Uomo dal multiforme ingegno, che sa cavalcare le mode del momento a suo favore. Passati i rigori del Commonwelth l’aristocrazia voleva tornare a divertirsi. Al re Carlo piaceva il gioco d’azzardo, rientrato facilmente a corte, nei salotti, ma anche nelle piazze, tra il popolo. Corbetta inventò un gioco “L’oca di Catalogna”, una sorta di roulette ante litteram, autorizzato “legalmente” dal decreto regio di Carlo, suo protettore. Insegnante di chitarra a corte, del Re e di Anne, figlia del Duca di York, fu autore di numerosi libri per chitarra barocca, che forse rappresentano l’apice stilistico nella letteratura per lo strumento. Artista dalla natura inquieta, abbandonò l’Inghilterra, forse costretto da problemi col gioco d’azzardo da lui inventato, scoperto forse truccato, per entrare a Versailles alla corte dei Luigi XIV. Prima di arrivare a Parigi, Adam Ebert nelle sue memorie di viaggio descrive un incidente che riguarda proprio Corbetta, oramai anziano: 

Recentemente il chitarrista Corbetta, famoso in tutto il mondo, che ha insegnato a tutti Potentati d’Europa, è venuto qui dall’Inghilterra. Ma poiché ha avuto la sfortuna di rompersi un’unghia, e con un tipo vecchio come lui queste sogliono ricrescere piuttosto lentamente, è stato impossibile per lui presentarsi al festival col suo gruppo… Corbetta contrariato, si è lamentato dicendo che era arrivato dall’Inghilterra con grande difficoltà e, dato che aveva fatto venire i musicisti del gruppo dall’Italia su sua garanzia, ora doveva pagarli di tasca propria. 

Ma la sua fama lo precedeva, e appena messo piede nell’Accademie Royalle guidata da G. B. Lully fu nominato personale maestro di chitarra del Re Sole.  

Il suo fascino magnetico stregò anche la Francia, e l’eco del suo virtuosismo e delle sue armonie preziose percorse ben presto tutto il paese.  

François Medard, suo allievo, scrisse questo epitaffio il giorno della sua morte, avvenuta all’età di 66 anni: 

 

Qui giace l’Anfione dei nostri giorni,

Francesco, quest’uomo così raro, 

che fa parlare alla sua chitarra 

la vera lingua degli amori. 

Conquistò con la sua armonia 

i cuori dei Principi e dei Re, 

e molti credettero che un genio 

guidasse le sue dita. 

Se tu, passando, non senti queste meraviglie,

sappi che non avrebbe mai dovuto morire

e che avrebbe affascinato anche la Morte,

Ma, ahimé, ella non ha orecchie.  

 

Spiegazione bibliografica:
“La Guitarre Royalle” del 1671 è dedicata al Re di Gran Bretagna Charles II. Contiene oltre ai brani per chitarra sola, anche delle versioni degli stessi brani per 3 voci: due soprani e 1 baritono. Successivamente la ristampa della stessa opera nel 1674 cambia destinatario, Luigi XIV, data la fuga dall’Inghilterra del nostro chitarrista e il suo approdo nella corte del Re Sole. Tale seconda edizione si avvale di un piccolo libretto di brani “qui ont leur contrepartie”. Si tratta di un “unicum” nella storia della chitarra, in quanto la seconda chitarra non svolge un marginale ruolo di accompagnamento e ripieno, bensì si aggiunge pariteticamente come secondo strumento dialogante, realizzando così, assieme all’altro, delle vere e proprie cattedrali ritmico-armoniche. 


I Bassifondi
Da un’idea di Simone Vallerotonda, nasce l’ensemble “I Bassifondi” che propone la musica del XVII e XVIII secolo per liuto, arciliuto, tiorba e chitarra barocca, con l’accompagnamento del “basso continuo”. Tutti i più importanti liutisti e chitarristi dell’epoca, suonavano la loro musica “condividendola” con altri strumenti. L’esigenza di creare un comune linguaggio esecutivo e improvvisativo, spinge I Bassifondi a proporre autori meno noti del mondo degli strumenti a pizzico, ma non meno importanti, restituendoli nella loro autenticità. Una profonda ricerca delle fonti musicali, corde in budello, manuali di diminuzioni, consapevole di non raggiungere mai la Verità, spinge l’ensemble a riproporre l’antica prassi esecutiva, senza paura né soggezioni a visioni romantiche.
Il loro primo album “Alfabeto falso” (Arcana/Outhere Music, 2017) ha scosso gli ascoltatori, con un repertorio per chitarra barocca ricco di stravaganze armoniche, l’alfabeto falso appunto, paragonabile al jazz moderno.  Con “Roma 600” (Arcana/Outhere Music, 2019), I Bassifondi esplorano gli aspetti popolari presenti nella musica romana, come specchio di quella colta.
Ora, con “La Guitarre Royalle” (Arcana/Outhere Music, 2024), l’ensemble presenta la musica a due chitarre e non solo, del più importante chitarrista italiano del Seicento: Francesco Corbetta.
Invitati nei più importanti festival di musica antica in Europa, USA, Sud-America, Australia, alla maniera dei liutisti e chitarristi dell’epoca, I Bassifondi viaggiano insieme attraverso il mondo, cercando sempre di godere serenamente la loro musica e la loro vita.  Accanto ai festival specializzati, I Bassifondi suonano anche in clubs, pubs, condividendo la musica barocca in luoghi “non ufficiali” con gente comune… ma questa è un’altra storia!   


Simone Vallerotonda
Nato a Roma nel 1983, Simone Vallerotonda ha iniziato gli studi musicali sulla chitarra classica. Affascinato dalla musica antica a 18 anni acquista un liuto senza minimamente saperlo suonare. Ha iniziato così a studiarlo con Andrea Damiani al Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma, dove si è diplomato col massimo dei voti. Ha successivamente conseguito il diploma di Master su Tiorba e Chitarra barocca con il massimo dei voti presso la “Staatliche Hochschule für Musik” di Trossingen, sotto la guida di Rolf Lislevand.
Si è laureato in Filosofia col massimo dei voti presso l’Università “Tor Vergata” di Roma e si è specializzato in Estetica col massimo dei voti e la lode, dedicandosi ai rapporti tra la musica del ‘700 e gli Enciclopedisti.
Nel 2011 è risultato miglior classificato, nella sezione solisti, al Concorso Internazionale di Liuto “Maurizio Pratola” e vincitore del concorso REMA (Rèseau Européen de Musique Ancienne) nella sezione musica da camera.
Ha suonato nei teatri e nelle sale più prestigiose in USA, Australia, Sud America, Sud Africa, Cina, e in tutta Europa, tra cui: Carnegie Hall di New York, Sydney Conservatorium, Teatro de la Ciudad a Città del Messico, Teatro Municipal di Santiago del Chile, Singapore Lyric Opera, Concertgebouw di Amsterdam, Wigmore Hall di Londra, Theater an der Wien, Theatre des Champs Élysées di Parigi, Casa da Musica di Oporto, Liszt Academy di Budapest, Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, Teatro alla Scala di Milano.
Ha registrato per importanti emittenti radio e televisive quali: RAI, ABC, BBC, Mezzo, France Musique, Radio4, Arte, Polskie Radio, Kulturradio, RSI, Radio Classica, Radio Vaticana e ha inciso per Naïve, Sony, Erato, EMI, Decca, Amadeus, Brilliant, Aparté, E Lucevan Le Stelle Records, Arcana /Outhere Music.
Oltre alla sua attività di solista, collabora come continuista con vari ensembles tra cui: Modo Antiquo, Rinaldo Alessandrini & Concerto Italiano, Imaginarium Ensemble, Cantar Lontano, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Ottavio Dantone & Accademia Bizantina.
A 38 anni vince la nomina di ruolo come docente di Liuto al Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza.
Aperto alla sperimentazione e alle contaminazioni, ha suonato con Vinicio Capossela… ma questa è un’altra bella storia!
È fondatore de “I Bassifondi“, suo ensemble con cui propone il repertorio per Chitarra, Tiorba e Liuto del ‘600 e ‘700 con il basso continuo.
È sostenuto dal CIDIM – Comitato Nazionale Italiano Musica, sia come solista che con il suo ensemble.

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