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L’arte del Plettro – live streaming
Ugo Orlandi e Mauro Squillante, mandolini e mandoloni
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Ugo Orlandi e Mauro Squillante, mandolini e mandoloni
Programma
Domenico Scarlatti
Sonate L, XXXVII, XX (partite), XLIV Gigha
Gianfrancesco de Majo Sonata a mandolino e basso
(All.) comodo, larghetto, giga
Giuseppe Giuliano Duetto in do maggiore (M 15-21)
Allegro, largo, allegro
Giuseppe Lauro Sonata a mandolino e basso
Allegro comodo, largo, minuetto in variazione
Gabriele Leone Sonata V (II libro)
Andante, allegro, minuetto con var.
Emmanuele Barbella Sonata intitolata Arlecchino, Arlecchinessa, Rosetta e Pulcinella
Arlecchino – allegro staccato, Arlecchinessa – larghetto,
Rosetta, Arlecchino, Arlecchinessa e Pulcinella – presto.
Giovanni Battista Gervasio Sonata (VI) in re maggiore (Gimo 142-143) 1762
Allegro, larghetto grazioso, allegro
UGO ORLANDI
Docente di mandolino presso il Conservatorio Verdi di Milano è cresciuto musicalmente nel Centro Giovanile Bresciano di Educazione Musicale dove ha iniziato lo studio del
mandolino e della tromba. Dal 1975 ha frequentato il corso di mandolino, tenuto da Giuseppe Anedda, presso il Conservatorio di Padova, dove contemporaneamente ha conseguito il diploma di tromba, diventando poi docente dal 1980 al 2007. Interessatosi alla musica antica ed alla ricerca musicologica, si è dedicato allo studio del cornetto e della tromba naturale, approfondendo lo studio e la ricerca del repertorio storico del mandolino.
Con Claudio Scimone ed i Solisti Veneti ha effettuato tournées in tutto il mondo partecipando ai Festivals di Salisburgo, Montreaux, Edimburgo, Mostly Mozart; a New York; Le Prestige de la Musique; a Parigi. Ha collaborato inoltre con i Solisti Aquilani, i Wiener Kammerkonzerte, i
Berliner Philarmoniker, Sergio Vartolo, Jordi Savall, Zubin Metha e Claudio Abbado. Ha curato la pubblicazione dei libri “il Periodo d’oro del mandolino” e “Mandolin Memories” per le Ed. Turris di Cremona, il volume contenente il lavoro di ricerca sulle sonate per mandolino di Domenico Scarlatti per le Ed. Berben di Ancona e la biografia del mandolinista napoletano Carlo Munier.
Mauro Squillante
Mandolinista, è considerato uno specialista negli strumenti antichi a plettro (mandolini e mandole, mandolone, colascioni, cetra), sul cui repertorio, organologia e prassi esecutiva conduce una costante attività di ricerca. Ha iniziato gli studi del mandolino con Antonio Coletti a Napoli e subito dopo con Fabio Menditto a Roma; successivamente si è iscritto alla classe di mandolino del Conservatorio Pollini di Padova dove ha conseguito il diploma sotto la guida di Ugo Orlandi. Ha approfondito i propri
studi musicali con Hopkinson Smith e Crawford Young presso la Schola Cantorum
Basilensis, Enrico Baiano, Federico Marincola, Emilia Fadini, Edoardo Eguez. Svolge una intensa attività concertistica in Italia ed all’estero esibendosi da solista, in duo col clavicembalista Raffaele Vrenna, in trio con l’arpista Mara Galassi e il soprano Marinella Pennicchi, e con gli ensemble Lirum li Tronc e Scherza l’Alma. Partecipa in qualità di esperto ad un progetto dell’Università di Bologna e dell’Università di Uppsala (Svezia) incentrato sulla ricerca del repertorio mandolinistico del ‘700 napoletano, nell’ambito del quale ha tenuto concerti, conferenze e masterclass a Londra, ospite della Lute Society presso il Royal College, in Ungheria a Budapest presso l’Ambasciata d’Italia, ed in varie città italiane. Tiene inoltre corsi e masterclass presso varie scuole di mandolino in Europa, come quella di Marsiglia (Francia) e di Heerde (Paesi Bassi), e in Giappone (Tokyo), dove annualmente si reca per presentare le proprie uscite discografiche. Numerose le sue
collaborazioni con orchestre ed ensemble di musica antica di livello internazionale come il
Zefiro Ensemble di Alfredo Bernardini, i Freiburger Barok Orchestrer, la Venice Baroque Orchestra, la Cappella della Pietà dei Turchini, Arte dell’Arco, European Chamber
Orchestra, Musica Perduta, Collegium Pro Musica, Štátna filharmónia Košice ; svolge
inoltre la propria attività presso enti lirici quali il Teatro S. Carlo di Napoli, il Maggio
Musicale Fiorentino, il Teatro Petruzzelli di Bari, il Teatro Verdi di Salerno. Fra i Direttori
d’orchestra con i quali si è pregiato di collaborare figurano Renè Jacobs, Andrea Marcon, Peter Maag, Louis Bacalov, Antonio Florio, Gabriele Ferro, Alessandro De Marchi,
Vinicius Kattah. La sua corposa discografia vede pubblicazioni per diverse case come
Stradivarius, Harmonia Mundi, opus 111, Brilliant, Tactus, Felmay – Dunya records,
Bongiovanni, Niccolò, Oriente Musik, Vigiesse, Respect Records. Ha effettuato inoltre registrazioni radiofoniche per la RAI e le emittenti radiofoniche e televisive francesi e tedesche. Ha pubblicato per la casa editrice musicale Mnemes – Alfieri e Ranieri Publishing di Palermo e per la casa editrice Santabarbara. E’ Presidente della Accademia Mandolinistica Napoletana, associazione riconosciuta per il proprio fondamentale apporto alla rinascita del mandolino a Napoli; direttore artistico dei Corsi estivi e del Festival mandolinistico che si svolgono annualmente ad Avigliano (PZ). Insegna Mandolino e strumenti a plettro storici
nei Corsi di Musica Antica di Urbino organizzati dalla Fondazione Italiana per la Musica Antica. E’ docente di mandolino presso il Conservatorio “G. Martucci” di Salerno. Dal 2015 tiene masterclass presso il Musik und Kunst Privatuniversität der Stadt Wien.
L’arte del Plettro – live streaming
Note di sala a cura di Ugo Orlandi
Quando Paologiovanni Maione e Federica Castaldo mi chiesero di tenere un concerto alla Pietà de’ Turchini, all’indomani del Convegno sul mandolino a Napoli nel ‘700, oltre ad accogliere entusiasticamente l’offerta proposi subito a Mauro di accompagnarmi. Fra le varie proposte di programma quella che presentiamo è la prescelta: una dedica alla tradizione mandolinistica napoletana ed ai suoi esponenti più significativi. Qualcuno potrebbe pensare “ci risiamo con il luogo comune…” in realtà i brani che andremo ad eseguire, oltre a delle vere e proprie “pietre miliari” del repertorio mandolinistico – come la Sonata in re magg. di G.B. Gervasio e il Gran Duetto di R. Calace – sono poco, o per niente, conosciuti e raramente sono apparsi – o sono presenti – nei programmi da concerto dei mandolinisti. Con questa premessa non intendo affermare che le scelte sono state guidate dalla volontà di stupire, facile in un repertorio assai vasto e praticato per meno della metà, e nemmeno dall’idea di proporre compositori sconosciuti, fatto per noi addirittura più semplice. Proprio pensando ai temi affrontati nel felice Convegno sopracitato abbiamo “concertato” un programma, suddiviso fra duetti per due mandolini e sonate a mandolino e basso, che permette di offrire originalità, virtuosismo e qualità musicale.
Le Sonate L, XXXVII, XX e XLIV di Domenico Scarlatti, in realtà composizioni di un solo andamento e in alcuni casi con minuetto, fanno parte di quei numerosi brani di probabile destinazione strumento + b.c. contenuti nel volume di manoscritti scarlattiani (Marciana It.IV.199) del 1742. In questo volume sono contenute anche le sonate XLVI, LIII, LIV, LV, LVI, oggetto del mio saggio: il ms 6785 – Biblioteca dell’Arsenale, Parigi; Alcune considerazioni sulla destinazione strumentale delle Sonate K 81, 88, 89, 90, 91 per gravicembalo di D. Scarlatti Brescia, 1989.
Gianfrancesco de Majo Iniziò a studiare musica con il padre Giuseppe de Majo e successivamente con lo zio Gennaro Manna e il prozio Francesco Feo. Ancora adolescente, all’età di tredici anni, prestava servizio come secondo cembalo al Teatro di Corte e dal 1747 aiutava già il padre, occupato dal 1745 nel ruolo di direttore della Cappella Reale. Oltre a questa sonata, che unisce semplicità a perfezione formale, ha impiegato il mandolino nell’opera Astrea Placata, del 1760. Compositore fra i più rappresentativi della scuola napoletana nella sua epoca fu molto stimato dai musicisti contemporanei fra i quali Mozart, che ebbe occasione di ascoltarlo dal vivo a Napoli.
Il Duetto di Giuseppe Giuliano, uno fra i numerosi custoditi nel Fondo Noseda del Conservatorio di Milano è anche una delle mie prime trascrizioni, del 1978. La sua caratteristica è costituita da una notevole differenza nelle richieste esecutive delle due parti mandolinistiche: virtuosistica la prima, di accompagnamento la seconda. La mia ipotesi è che in origine questo brano fosse una sonata per mandolino e basso poi arrangiata dallo stesso autore per due mandolini.
La sonata per mandolino e basso di Giuseppe Lauro, anch’essa custodita nel Fondo Noseda, è databile intorno al 1789, data che compare sul manoscritto del duetto per due mandolini dello stesso autore. Possiamo ritrovare il compositore impegnato come violinista dell’orchestra del Real Teatro nell’esecuzione della Festa Teatrale Cerere Placata di Nicola Jommelli (14 settembre 1772), in compagnia dei colleghi Emanuele Barbella e Francesco Lecce.
Gabriele Leone da Napoli è uno degli artefici principali della fortunata diffusione nelle corti europee del mandolino napoletano a partire dal 1760. Autore di un importante metodo per mandolino (1768, il secondo in ordine di pubblicazione) poi ristampato nella successiva edizione inglese. Ha tenuto concerti nelle principali corti europee del tempo: Dublino, Londra, Parigi, Madrid, Dresda e Praga. Oltre a due Libri di Sonate per mandolino e basso ha curato l’edizione della versione mandolinistica di sei Sonate per violino e b.c. – nonché l’edizione postuma (1780 ca) di sei Duetti per violino, alcuni dei quali per mandolino nei ms della Collezione Gimo – di Emanuele Barbella, testimonianza di profonda stima e proba bile amicizia. La Sonata V è tratta dal Libro di Sonate Oeuvre IIE. Mis au Jour par MR. Bailleu, della quale conosciamo solo l’edizione postuma della “misteriosa” M.me Lobry, probabilmente stampata all’insaputa dell’autore, contenente numerosi errori e imperfezioni sia musicali che testuali. L’opera risulta comunque di notevole interesse per le qualità artistiche e le numerose innovazioni contenute delle sonate, fra le quali i numerosi “colpi di plettro” richiesti e l’estensione del registro acuto al la5.
Emanuele Barbella è senza dubbio il compositore più importante fra la miriade di musicisti napoletani che hanno dedicato opere al mandolino; lo è sia per qualità che per quantità: i suoi numerosi brani spaziano in tutte le forme e generi musicali, dal duo al concerto fino alla musica a programma. Questo ultimo genere è stato affrontato anche in occasione del Convegno già citato, dove sono state analizzate le didascalie riportate nei Six Duos pour deux violons ou deux mandolines, avec une basse ad lib. inspirate ai personaggi della Commedia dell’Arte. Abbiamo voluto proporre questa sonata poco conosciuta, che ho avuto la fortuna di ritrovare nel lontano 1981 a Parigi (recentemente registrata da Giuliano Carmignola), da aggiungere alle citazioni trattate nel Convegno.
Giovanbattista Gervasio “Napolitano” come si legge in alcuni suoi ms. Figura fondamentale nella diffusione dell’arte mandolinistica del secolo XVIII non ancora del tutto tratteggiata in tutti i gradi della sua importanza. Negli ultimi anni mi sono dedicato allo studio del suo percorso artistico con discreti risultati che saranno oggetto di una prossima relazione. E’ l’autore del primo metodo per mandolino (1767), al quale tutti hanno fatto riferimento, e di sei Sonate per mandolino e basso oltre ad un certo numero di duetti e arie vocali. Pur essendo una delle prime composizioni del suo genere, 1750-1760 la probabile datazione, la Sonata in Re maggiore (VI) rappresenta il più alto livello di virtuosismo artistico delle composizioni per mandolino. La spontaneità e l’inventiva musicale nonchè l’impiego di originali tecniche esecutive idiomatiche dello strumento ne hanno fatto un punto di riferimento per esecutori e compositori. Fra questi ultimi Leone e Denis con i loro tentativi, infruttuosi, di bissare il successo di Gervasio.
Superati:
Carlo Munier è stato il mandolinista – compositore più prolifico ed innovativo del secolo XIX. Fino al centenario della sua scomparsa, 2011 anno di pubblicazione della monografia a lui dedicata, della sua vita si conosceva solo una foto e nessuna altra informazione. Grazie alla generosa disponibilità dei documenti in possesso di Alessandro Aveta – uno dei pronipoti – sono riuscito a ricostruire la maggior parte del suo percorso artistico nonché molte delle sue sfortunate vicissitudini famigliari. I suoi Duetti Concertanti costituiscono un unicum nel repertorio mandolinistico e si rifanno alla letteratura classica di questo genere musicale.
Il programma si chiude con Raffele Calace il…Gervasio del ‘900! Il Gran Duetto op.69, poi tramutato in Marziale op.70 e l’aggiunta di un II movimento lento, Adagio, e di un III allegro, Rondò, nasce nel 1913 come dedica al virtuoso napoletano Ernesto Rocco, mandolinista dalla carriera avventurosa e ricca di enormi successi. Il ms. reca la scritta: “eseguito per la prima volta dal celebre mandolinista Ernesto Rocco e dall’Autore la sera del 24.10.1913 a casa della Nobile Dama Marchesa Acquaviva dei Medici – D’Ottaviano”.