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Teatro San Ferdinando di Napoli

Il resto del Mondo è un mistero

Opera in un prologo, otto scene e un finale per voci giovanili e due gruppi corali – Prima rappresentazione assoluta

 

Libretto Il resto del mondo è un mistero

L’Opera e la Storia

L’Opera in musica è per definizione un lavoro che mette insieme molti e diversi linguaggi dell’arte. In questo caso i più diversi, oltre che sul piano prettamente tecnico, anche sul piano della partecipazione di realtà molteplici e per certi versi multietniche presenti sul territorio. Diversità di competenza, di professionalità, diversità sociali, diversità di aspettative, di scopi e di sogni, a prova che il resto del mondo è sempre un mistero, ma un mistero stupendo da scoprire.

Anùk è la cacciatrice più abile della sua tribù e, vista la grande siccità, è solita all’alba andare a scovare i pochi animali rimasti e a osservare come il territorio stia cambiando. Kunà ha lo stesso ruolo nella sua tribù, quella della riva opposta, e lo stesso mattino va alla scoperta delle nuove terre emerse. Le due si incontrano all’improvviso; tale e tanta è la sorpresa, che fuggono spaventate verso i loro rispettivi villaggi. Una volta raggiunte le tribù, esse raccontano di aver visto un “fantasma”. La notizia è accolta con grande preoccupazione: i capi si interrogano su come cacciare lo spirito e gli stregoni preparano sacrifici ed esorcismi. Le tribù sono preda di un’isteria collettiva. Ma le esploratrici, per niente convinte dalla storia del fantasma, decidono di andare a vedere con i propri occhi. Quindi, al calare della sera, si muovono per raggiungere il luogo “incantato”.

In un’atmosfera completamente diversa da quella precedente, si incontrano e, dopo un’iniziale diffidenza, fanno amicizia. Quando ritornano ai propri villaggi, raccontano ciò che hanno visto. Devono ovviamente fare i conti con gli uomini di potere, che non possono né vogliono accettare una soluzione che prevede il riconoscimento di altri esseri umani. Alla fine però la maggioranza decide di dare fiducia alle parole delle giovani e viene organizzato un incontro, che si trasformerà in una grande festa di riunificazione. Durante questa festa però, all’improvviso apparirà qualcuno che non appartiene ad alcuna delle due tribù: l’esperienza avrà insegnato ai due popoli che ci si può fidare? No, infatti costui viene accolto come un “fantasma” e semina il panico nelle due tribù. II resto del mondo è sempre un mistero.

 Alfonso Ottobre e Piero Caraba


Note di regia

Ci siamo chiesti quale fosse il luogo, quale lo spazio simbolicamente giusto per restituire allo spettatore il senso di quel varco interiore che si apre quando ci apprestiamo a scoprire l’ignoto.

Il terreno ricevuto in consegna dai nostri antenati ci si mostra come definitivo e immutabilmente secco, proprio come il fiume che per siccità ormai non scorre né nutre la terra e che è la drammaturgia di partenza, l’antefatto della storia.

In questa arsura, nella consunzione di ciò che un tempo è stato rigoglioso, si annida però lo spiraglio: è grazie a quel fiume in secca che due popoli ignari della reciproca esistenza possono finalmente vedersi e intraprendere il loro percorso di scoperta e conoscenza. Ecco il varco. Così lo spazio scenico traduce in racconto visivo la frattura da cui occorre partire, frattura che bisogna riconoscere perché possa iniziare il processo di rimarginazione, di nutrimento, di comunicazione: il simbolo di quel fiume in secca, di un paesaggio naturale arso dall’umana cecità, è uno specchio di luce che attraversa la scena da parte a parte, come una ferita luminosa, specchio come ostacolo da superare per raggiungere l’altra parte, specchio in cui riflettersi per andare oltre sé. Ecco il luogo.

Il tempo – e con il tempo la musica che è maestra di ogni scoperta – segna il percorso da seguire: la strada è così tracciata ma non smette di essere impervia, come impervio è ogni ingresso nel profondo delle cose, e misterioso il viaggio verso ogni forma di conoscenza.

I due popoli, e le due giovani che per prime sapranno sporgersi dentro quel varco, attraversando così in un Prologo, otto scene e il Finale tutte le tappe di questo viaggio, attraversano anche l’armonia, l’incertezza, la paura, la curiosità, il coraggio, il contrasto archetipico, la tensione, la resistenza, tutte queste forze uguali e opposte; e poi ancora le immutabili gerarchie di potere, il conflitto con l’istituzione rappresentata dai capo-villaggio che da guida divengono simbolo di una genitorialità da uccidere e superare, l’incontro con il maschile e il femminile, l’adolescenza, la turbolenza e la possibilità di rinascita, la violazione della regola per poter allargare le maglie di quel sottilissimo spiraglio e trasformarlo in principio rivoluzionario.

Tutti i protagonisti dell’Opera sono anagraficamente rispondenti a questa dimensione, e dunque rappresentano i corpi e le voci ideali per la restituzione scenica di queste dinamiche dicotomie e del loro superamento; l’interpretazione è affidata infatti alla corale giovanile “Le voci del 48” e alla sapienza di questo gruppo che attraverso la musica e il teatro segna una linea politica e poetica, e diffonde in sotto-testo il valore delle possibilità immense di un’arte che trasforma e muove, del teatro-mondo e delle persone che lo abitano: artisti, artefici, interpreti, e di nuovo individui capaci di riportare l’esperienza della scena nella vita, nelle città, nelle case, attraverso un percorso da esperire da soli perché poi sia possibile trasferirlo in comunità, in condivisa nuova filosofia dell’essere e dell’abitare.

La dolcezza e la grazia sono la cifra con cui nel libretto e nella partitura musicale si toccano temi cardine della vita. Molto si incontra in quest’Opera: la sapienza affidata ai giovani, la conferma che ogni cosa richieda ascolto e contatto diretto, la consapevolezza che tutto ciò che passa inspiegabilmente dentro di noi e che suscita indomabili reazioni sia frutto di quella tensione verso la conoscenza che ha reso grandi gli uomini e le donne da sempre, e che nonostante il tempo trascorso e le meraviglie scoperte resta per ciascuno un insondabile mistero, un moto mai domato, da percorrere nuovamente e fino in fondo, come la vita.

Adriana Follieri


In-Cantiamoci un progetto della Fondazione Pietà de’ Turchini per Art Mentor Foundation Lucerna

Il progetto In-Cantiamoci nasce nel 2019 con il sostegno di Art Mentor Foundation di Lucerna con l’obiettivo di recuperare una pratica educativa in ambito musicale che nel corso dei secoli ha dato risultati universalmente riconosciuti, generando un processo produttivo dalla forte identità e dalla inconfondibile qualità artistica generalmente noto con il nome di “Scuola Napoletana”. L’iniziativa, grazie al supporto al finanziamento della fondazione Art Mentor di Lucerna ha dato avvio ad una vera e propria Accademia: Turchini Academy per il perfezionamento e l’insegnamento musicale per i giovani professionisti o principianti del settore.

Il progetto si è mosso contemporaneamente in due direzioni:

Educare, attraverso la pratica strumentale e corale, bambini di diversa estrazione socio-culturale, provenienti dal territorio della regione Campania, con lo scopo di far emergere il loro talento vocale e musicale, favorendone l’integrazione e la crescita relazionale, sviluppandone la consapevolezza delle proprie radici e conoscenza del proprio patrimonio culturale.

Attrarre a Napoli giovani talenti provenienti da tutto il mondo attraverso periodici stage strumentali e vocali, residenzeartistiche, visite culturali incentrate su biblioteche e archivi in cui vengono conservate partiture ancora inesplorate delpatrimonio musicale partenopeo del Seicento e del Settecento.


Manovalanza A.P.S.

nasce nel 2009 dall’incontro tra Adriana Follieri e Davide Scognamiglio. Ci occupiamo di formazione e produzione artistica. Ogni percorso parte da una salda base di ricerca sociale, intesa come indagine su luoghi o persone: applichiamo gli strumenti dell’arte a contesti trasversali, dagli artisti professionisti, alle aree disagiate. Ciascuna opera trae il suo fondamento dall’ambito in cui nasce, traducendolo e sviluppandolo in forme d’arte.


Piero Caraba

Sono nato a Roma 64 anni fa. Ho avuto la fortuna di incontrare persone e musicisti straordinari che mi hanno trasmesso con grande entusiasmo e in modo diverso la loro passione per la musica: al liceo classico, al conservatorio di Santa Cecilia e al Pontificio Istituto di Musica Sacra. Voglio ricordare tra gli altri i maestri Vieri Tosatti, Domenico Bartolucci, Giorgio Kirschner. Mi sono subito reso conto che la cosa in cui riuscivo meglio era dirigere e scrivere musica per coro.

Tutt’ora mi dedico soprattutto a questo. Ho diretto numerosi cori e ensemble tra cui Il Coro Città di Roma, il Coro di voci bianche del Comune di Roma, l’Insieme Vocale Sabbatini di Albano Laziale, la storica Camerata Polifonica Viterbese, il Coro Città di Bastia. Per dieci anni sono stato direttore stabile dell’Orchestra sinfonica di Civitavecchia. Ho avuto l’onore di essere per tre anni il conduttore della prima trasmissione radiofonica di musica classica in stereofonia della Rai: si chiamava Stereodueclassic. […]


Alfonso Ottobre

Sono nato 56 anni fa a Roma, città nella quale ho compiuto i miei studi musicali, letterari e filosofici, questi ultimi perfezionati all’università di Palermo con un Dottorato di Ricerca. Fino a poco tempo fa pensavo di essermi “diviso” tra le mie principali passioni, la poesia, la musica e la filosofia; ora sono più propenso a credere che grazie ad esse sono forse riuscito a “riunirmi” in un modo più o meno coerente. Le mie pubblicazioni letterarie si concentrano soprattutto alla fine degli anni ’90: racconti e poesie su varie riviste letterarie e anche una raccolta di liriche intitolata “Custodia Rigida con Specchio”. Nonostante il mio grande amore per la musica, non ho mai avuto la spinta a comporre; a ciò hanno egregiamente rimediato alcuni amici compositori che hanno voluto mettere in musica i miei testi letterari. Tra questi, ho avuto la fortuna di incontrare Piero Caraba, una sorta di “fratello in arte” con il quale ho condiviso, e spero di continuare a condividere, alcuni dei momenti più belli della mia attività creativa.


Salvatore Murru

Sono nato a Torre del Greco 49 anni fa e credo che quasi subito, assieme a me sia nato il desiderio di sperimentare attraverso il linguaggio della musica. Mi sono avvicinato dapprima allo studio del pianoforte e poi a quello della composizione che ho conseguito con il massimo dei voti, e una borsa di studio. Ho realizzato da compositore musica applicata alle arti visive e, in particolar modo, alla sonorizzazione di film muti e documentari storici. Poi, c’è la mia attività di maestro di scuola ‘elementare’ (come si chiamava un tempo questo segmento scolastico). Questa mi ha donato la possibilità di venire a contatto con il mondo infantile comprendendone meglio caratteristiche, peculiarità ed istanze. Ho imparato gli approcci metodologici e didattici più adeguati per avvicinarsi ai più piccoli e quindi ho trovato solo coniugare le mie due passioni: la musica e l’insegnamento. Da direttore di coro ho composto spesso ‘su misura’ per i miei giovani allievi ma studio, apprezzo e promuovo il repertorio di colleghi compositori come Piero che usano sapientemente la propria arte per scrivere per piccoli e giovani cantori.


Adriana Follieri

Italiana, campana, giovane donna, studio e pratico il teatro e le arti della scena da 30 anni esatti compiuti in questo 2021: attrice, regista, autrice, formatrice, insomma ‘teatrante tout court’, lavoro con il preciso obiettivo di perseguire la maggiore trasversalità professionale possibile, ma sempre coltivando il mio ruolo specifico con competenza profonda e specializzata, al servizio del teatro e delle sue diverse forme e possibilità. La pratica scenica che perseguo è la sintesi evolutiva di tutti gli incontri straordinari avvenuti e ancora in corso, della collaborazione con artisti di livello internazionale, partecipazione ai più prestigiosi festival nazionali, oltre che dell’esperienza diretta in contesti diversi.

Nel 2009 fondo con il fotografo e light designer Davide Scognamiglio l’Associazione di Promozione Sociale MANOVALANZA, con l’obiettivo di edificare un “luogo interiore stabile” che produca presenza attiva attraverso le arti. MANOVALANZA produce tutti i miei lavori artistici ed è motore propulsivo di tutte le attività di formazione, ricerca e creazione artistica di cui sono artefice.

Lavoro molto, con gli altri, con cura. (Che senso ha se solo tu ti salvi)


Massimo Tomei

Sono quello che si dice figlio d’arte di Luciano Tomei, mio insegnante di pianoforte e di composizione, mi sono diplomato nel 2005 al conservatorio S.Pietro a Majella di Napoli, e laureato presso lo stesso conservatorio, sotto la guida della prof.ssa Loredana Marino, in Discipline Musicali con specializzazione in Pianoforte, con  lode, la menzione d’onore ed il plauso della commissione. Ho avuto modo di perfezionarmi con  i pianisti Vincenzo Balzani, Michele Campanella, Aldo Ciccolini, Laura de Fusco, Boris Petrushanskij e Paolo Spagnolo. Mi sono conquistato la vittoria di diversi concorsi pianistici nazionali ed internazionali  per poi esibirmi in numerosi concerti, sia come solista che con orchestra, in prestigiose sale sia in Italia che all’estero. Dal 2015 collaboro attivamente con Keith Goodman e l’orchestra San Giovanni con cui ho eseguito numerosi concerti per pianoforte e orchestra tra cui il concerto in Re min. BWV 1052 di J.S. Bach, il K467 e il K488 di W.A. Mozart, il concerto n.2 di C. Saint-Saëns etc. e con cui, recentemente, per celebrare i 250 anni dalla nascita di L.V. Beethoven, ho eseguito il concerto N.5 “Imperatore”. Parallelamente all’attività di concertista mi dedico all’insegnamento già da diversi anni e collaboro con Salvatore Murru nonché con la Pietà dei Turchini suonando con il coro “Le voci del 48” in numerosissimi concerti.


Coro Giovanile Le Voci del 48

Il Coro LE VOCI DEL 48 nasce come coro a voci bianche nell’anno 2009 nell’ambito di una serie di iniziative intraprese dall’allora 48° Circolo Didattico di Napoli che opera, tuttora, in regime di Istituto Comprensivo ad indirizzo musicale, nella periferia orientale di Napoli. Il complesso tessuto di quest’area ha determinato infatti scelte istituzionali volte ad offrire specifiche opportunità formative. Negli anni, una costante attenzione ha favorito la crescita qualitativa oltre che numerica di questa realtà corale consentendo la costruzione di un repertorio gradualmente più complesso ed articolato. Vari consensi ricevuti in circostanze istituzionali promosse dal Comune e dalla Regione hanno permesso il consolidamento dell’attività. Tra le varie esperienze si ricordano l’accoglienza a Napoli, nel 2012 degli ex ministri Profumo e Barca e del Commissario Europeo Hann. Il coro ha inoltre rappresentato le scuole italiane all’Accademia dei Lincei, in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Pace all’UE sempre nel 2012. In seguito è stato più volte presente al MIUR per essersi distinto positivamente tra le formazioni scolastiche corali del territorio nazionale. A partire dall’anno 2017 nasce una feconda collaborazione con il Coro di voci bianche di San Rocco, nato grazie ai progetti di formazione del Centro di Musica antica di Napoli Pietà de’ Turchini. Nelle produzioni delle stagioni concertistiche del Centro, il coro ha potuto prendere parte ad esecuzioni di lavori di compositori partenopei antichi e contemporanei come B. Logroscino, G. Greco, G. Panariello. Negli anni la formazione ha partecipato con positivi risultati a concorsi destinati in maniera specifica al mondo della coralità (Polifonico di Arezzo, Garda in coro, Teatro Rossini di Pesaro).

Il resto del Mondo è un mistero

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