Preludism
Preludism è uno spettacolo incentrato sulla composizione musicale in real time: la trama sonora viene infatti generata da spunti tematici prefissati e modellata istantaneamente, attraverso un viaggio che in tal modo beneficia ogni volta della freschezza dell’opera prima. L’intento dell’operazione è quello di ricondurre le forme musicali del Preludio e della Toccata ai tratti estetici primordiali, ossia quelli di episodi musicali dalla forma libera ed a carattere totalmente improvvisativo, ma attraverso le fattezze lessicali dei linguaggi contemporanei.
La prima parte del programma vede l’utilizzo di materiali tematici desunti da autori del periodo barocco, mentre la seconda è invece un dichiarato omaggio all’illustre scuola musicale napoletana del ‘700.
Note di sala a cura di Paola De Simone
Relativamente brevi, dalla condotta libera e, sin dalle origini quattrocentesche, tagliati in stile improvvisativo per testare tonalità e intonazione fra strumento e brani a seguire, per liuto o, più spesso, sulla tastiera. E ancora nell’ambito sacro o profano, strumentale o canoro del XV secolo, ossia quando nei principali centri musicali d’Europa la forma del Preludioveniva indistintamente denominata Toccata, Capriccio, Intonazione, Fuga, Praeambulum, Intrada, Introitus, Ricercare o Tastar le corde, la funzione di prolusione restava la stessa. E così anche la scrittura, fatta di scale, accordi e diminuzioni, più che di difficoltà e dedali contrappuntistici, perché predisposta alla funzione introduttiva e, in special modo, all’idea di un’improvvisazione.
Lo attestano i primi esempi contenuti nelle sillogi organistiche di Ileborg (1448) Paumann (1452), di Kleber e Kotter (1520), o le intavolature primo cinquecentesche per liuto di Spinacino, Dalza, Judenkünig. Nonché, in via analoga, il celebre Fitzwilliam Virginal Book, il liutistico Thesaurus harmonicus, le produzioni tedesche per clavicembalo con le debite trasformazioni di lingua e di stile, in vetta entro lo spettro dei Preludi di Bach sia in aggancio con la Fuga, sia in apertura delle singole Suites di danze, in entrambi i casi per fissarne la tonalità. E fino a toccare un’evoluzione sempre più autonoma, dall’epoca romantica alla moderna, attraverso le miliari raccolte – articolate secondo l’ormai canonico numero 24 – di Chopin, Debussy, Rachmaninov, Šostakovič o le pagine di Liszt, Franck, Saint-Saëns, Casella, Martucci. Fino ai bozzetistici Préludes per pianoforte infarciti dal giocoso Rossini con gli epiteti più astrusi per i suoi “Peccati di vecchiaia”: fugassé, baroque, pétulant-rococo, hygiénique du matin, inoffensif, moresque e così via.
Ebbene, facendo fede a quel principio generatore d’impronta “real time” (e diciamo pure jazzistica) da tale schema compositivo sempre conservato in soluzione più o meno esplicita sin dalle origini, prende forma “Preludism”, un tracciato esecutivo che segue e rimodella con idiomi a noi più vicini gli spunti di due gruppi di brani scelti fra il Barocco europeo e il Settecento musicale napoletano.
La sfida fra pentagrammi originali e improvvisazione tocca, pertanto, pagine precise.
Il viaggio ha inizio in Terra d’Albione, con il secondo Seicento di Henry Purcell e con la purissima semplicità del suo Preludio tratto dalla Suite per clavicembalo in Sol maggiore Z 660. Stando alla pubblicazione di tali musiche per tastiera in una fondamentale raccolta intitolata A Choice Collection of Lessons for the Harpsichord or Spinnet, nel 1696 da parte della vedova e a un anno dalla morte del compositore, è molto probabile che la pagina sia nata entro il corpus di lavori scritti con finalità didattiche durante l’attività di maestro privato svolta da Purcell a partire dal 1689. Ne sarebbero d’altra parte segnali evidenti sia l’estrema clarté della scrittura, sia l’intento di forgiare la tecnica e il gusto di talenti in futuro virtuosi.
In effetti, spostando le coordinate della navigazione “in tempo reale” verso la Germania dell’anno 1722, qualcosa di molto simile accade con il successivo Preludio in Do BWV 870, posto in apertura del volume II dei 24 più 24 esempi (I volume) con Fuga contenuti secondo l’intero, doppio spettro tonale nel Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach, ideato e scritto appunto “per utilità ed uso della gioventù musicale avida di apprendere, ed anche per passatempo di coloro che in questo studio siano già provetti”.
All’Italia del primo Seicento e all’ambito liturgico riconduce invece, a chiusura del primo segmento del programma, l’elaborazione intorno a un frammento del Recercar cromaticho post il Credo in Re maggiore, tratto dalla seconda Messa (Missa degli Apostoli) dei Fiori musicali pubblicati a Venezia nel 1635 da Girolamo Frescobaldi, probabilmente concepiti come musiche per la Basilica di San Marco. Il ricercare cromatico è senz’altro uno dei brani più complessi della raccolta, costruito com’è su un solo tema ma seguendo un articolato florilegio di variazioni e contrappunti.
Si approda quindi alla sponda napoletana con uno dei lavori per clavicembalo più noti in senso lato (chi non ricorda le note arpeggiate e i paesaggi pastorali durante le foto in sequenza per l’intervallo della tv in bianco e nero?): la Toccata di Pietro Domenico Paradies o Paradisi, compositore e didatta nato e morto (Napoli, 1707 – Venezia, 1791) nelle città d’opera e più belle d’Italia. La Toccata è in realtà un Allegro dalla Sonata VI, con schema bipartito, carattere libero ma ben serrato fra le due mani e uno stile fortemente influenzato dagli Scarlatti, padre e soprattutto figlio.
Al 1716 e alla fondamentale tradizione didattica della Pietà de’ Turchini riconduce infine il Tema e variazioni elaborato su un frammento estratto dalla Toccata di cembalo in la minore dell’operista e organista partenopeo Francesco Mancini, artisticamente cresciuto nel Conservatorio interno alla Chiesa dell’Incoronatella di via Medina sotto la guida di Francesco Provenzale e di Gennaro Ursino, a sua volta direttore del Conservatorio di Santa Maria di Loreto, primo organista e infine maestro della Real Cappella in assenza e successione di Alessandro Scarlatti.
Ivano Leva
E’ un pianista, compositore ed improvvisatore, nasce a Napoli nel 1975.
Si diploma in pianoforte presso il Conservatorio Lorenzo Perosi di Campobasso studiando con Antonio De Rosa ed Alexandra Brucher ed in Composizione presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli sotto la guida di Gaetano Panariello; contemporaneamente si appassiona anche ai linguaggi improvvisativi studiando con Francesco D’Errico, Antonio Solimene e Francesco Nastro e frequenta i seminari di Siena Jazz, studiando con Enrico Pieranunzi, Franco D’Andrea e David Liebman.
Compositore di musica colta (vincitore di svariati concorsi nazionali ed internazionali), i suoi lavori sono stati commissionati da enti quali Teatro San Carlo, Teatro Bellini, Grenoble Institut (Napoli), Kubiz Theater di Monaco, Teatro Coliseo di Buenos Aires, Teatro Verdi di Padova, e sono stati eseguiti da solisti ed ensembles di fama fra i quali Cristiano Rossi, Kenji Fujimura, Trio Anima Mundi, Rochelle Ughetti, Melissa Chominsky, Michele Lomuto. Nel 2012 vince il concorso di composizione Antonio Falconio con una composizione da camera scritta su poesia di Eduardo De Filippo e da egli stesso eseguita nella Sala Scarlatti del Conservatorio San Pietro a Majella, Napoli. Nel 2015 la sua composizione Triumviratus si aggiudica il concorso Anima Mundi Composition Prize e viene eseguita dal trio australiano Anima Mundi presso il Performing Art Centre Geelong a Newtown ed al Melbourne Recital Centre (Australia).
Impegnato da anni in una personalissima fusione fra i linguaggi classici tardo-romantici e l’improvvisazione, incide dal 2016 per l’etichetta NovAntiqua ed i suoi album sono distribuiti da Note Ein ed Egea in tutta Europa ed in Giappone.
Autore di svariate pubblicazioni di carattere musicale e didattico, nel 2015 rilascia in esclusiva mondiale per la Esarmonia Edizioni un volume contenente la rielaborazione per quartetto di archi di una selezione dalle Romanze senza parole di Felix Mendelssohn, fino ad allora mai strumentate per questo tipo di ensemble.
Come pianista, sia nelle vesti di esecutore di musica da camera che in quelle di improvvisatore, si è esibito in importanti rassegne e sale da concerto, fra le quali si ricordano: Festival Oboe (Parigi), Auditorium M.Ravel – Conservatoire de Sevre (Parigi), Camerata musicale barese – Teatro Petruzzelli (BA), Conservatoire Nadia et Lili Boulanger (Parigi), Festival dei due mondi (Spoleto, PG), Gioventù Musicale Italiana (MO), Campania Teatro Festival, Suoni e visioni (TN), Maggio dei monumenti (NA), Forum delle associazioni Franco – italiane (Parigi), Piano City (NA), Eddie Lang Jazz Festival – Monteroduni (IS), Musicalea (PA), Suggestioni all’imbrunire – anfiteatro Pausyllipon (NA), Museo Madre (NA). In occasione di una tournée a Parigi è stato invitato a tenere una masterclass di improvvisazione presso il Consevatoire Nadia et Lili Boulanger di Parigi insieme all’oboista Marika Lombardi, con cui stabilmente collabora
Autore anche di jingles per spot pubblicitari (RAI, Assessorato alle politiche sociali) e sonorizzazioni di servizi video giornalistici (Tg3 Leonardo).
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