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Chiesa di Santa Caterina da Siena

Stabat Mater di Giacomo Sellitti

Talenti Vulcanici
direttore Stefano Demicheli

Coro della Pietà de’ Turchini
direttore Davide Troìa

Vittoria Magnarello, soprano
Maria Chiara Gallo, mezzosoprano
Ehara Takaya, tenore
Mateusz Drozda, basso


Una rara pagina del Settecento napoletano nella revisione e trascrizione a cura di Nicolo Maccavino, torna ad echeggiare nella Chiesa di Santa Caterina da Siena.

In collaborazione con l’Accademia d’Arte Lirica di Osimo*

*Vittoria Magnarello, soprano

Maria Chiara Gallo, mezzosoprano

*Ehara Takaya, tenore

*Mateusz Drozda, basso

Coro della Pietà de’ Turchini

Davide Troìa Maestro del Coro

Talenti Vulcanici

Direttore musicale Stefano Demicheli


Lo Stabat Mater

La tradizionale attribuzione del testo dello Stabat Mater a Jacopone da Todi è probabilmente errata. Quasi certamente, però, la preghiera per la Vergine Maria che patisce le pene del Figlio crocifisso si diffuse nel XIII secolo all’interno di circuiti francescani, per poi essere utilizzata nella liturgia, sia come sequenza che come inno, a partire dalla fine del XV secolo.

Da questa altezza cronologica in poi, loStabat Mater catturò l’attenzione di vari compositori che ne musicarono il testo, primi fra tutti gli anglosassoni John Browne, William Cornysh, Richard Davy e Robert Hunt i quali, nei secoli successivi, lasciarono il testimone compositivo ai gloriosi nomi di Josquin des Prez, Franchino Gaffurio, Gregor Aichinger, Giovanni Pierluigi da Palestrina e Orlando di Lasso.

Bandito dalla liturgia per opera del Concilio di Trento, lo Stabat Mater ritornò in auge ad opera di papa Benedetto XIII che lo riabilitò nel 1727.

Lo Stabat Mater nella Napoli barocca.

Oltre ai veneziani Agostino Steffani e Antonio Caldara, i compositori italiani di maggior spicco che in pieno periodo barocco si cimentarono nella composizione della lirica furono napoletani di nascita o di adozione. Tra questi spiccano Alessandro e Domenico Scarlatti (quest’ultimo, come Caldara, aveva composto lo Stabat Mater nei suoi anni romani). Ma lo Stabat Mater probabilmente più conosciuto è quello di Giovanni Battista Pergolesi, scritto nel 1736, lo stesso anno della morte del giovane compositore. Tale lavoro conobbe una fortuna senza pari, tanto da meritare numerose ristampe e da catturare l’attenzione di un compositore come Johann Sebastian Bach che volle farne una parafrasi musicale nel suo salmo Tilge, Höchster, meine Sünden (BWV 1083). Il celeberrimo Stabat Mater fu commissionato al venticinquenne compositore di Jesi dai Cavalieri della Vergine dei dolori della Confraternita di San Luigi al Palazzo con lo scopo di sostituire a tutti gli effetti laversione ormai datata (1724) dello stesso lavoro musicato da Alessandro Scarlatti, che annualmente veniva riproposto durante il periodo quaresimale.

Giacomo Sellitto

Lo Stabat Mater per quattro voci, violino, violetta e basso continuo di Giacomo Sellitto  o Sellitti, in programma questa sera, si fa risalire almeno agli anni ’40 del Settecento. Fu quasi sicuramente ispirato ed influenzato dalla famosa pagina di Pergolesi, in voga fin dal tempo della sua composizione. Non a caso, sebbene la musica di Sellitto non abbia ancora ricevuto la giusta attenzione da parte degli storici, il suo debito stilistico nei confronti di Pergolesi è stato già segnalato da studiosi come Bertil H. Van Boer.

Così come gli studi specifici, anche le notizie biografiche su Giacomo Sellitto sono molto scarse: nacque a Napoli il 28 luglio 1701 e svolse per tutta la vita l’attività di maestro di canto e compositore nella città natale, ricoprendo il ruolo di maestro di cappella presso il Collegio dei Nobili. Fratello minore del più noto compositore Giuseppe Sellitto, autore soprattutto di moltissime pagine operistiche, Giacomo scrisse musica sacra, strumentale e per il teatro. Oltre allo Stabat Mater, conservato presso la biblioteca del conservatorio di Napoli, la musica superstite di Giacomo Sellitto consta di 72 fughe per clavicembalo o organo – custodite nella medesima biblioteca -, un Parce mihi domine, probabilmente attribuibile allo stesso musicista e conservato presso biblioteca del conservatorio di Milano e infine altre pagine musicali conservate nella biblioteca del Monumento Nazionale di Montecassino. Tra queste ultime si annoverano alcune toccate, la cantata celebrativa per tre soprani, archi e basso continuo intitolata L’Aurora Sollecita (scritta per il Primo Faustissimo Parto Del Ecc.ma Sig.ra D. Caterina Carafa Contessa di Conza e Cantata dal Sig.r Niccolò Valletta) e due collezioni di arie estratte da opere. Tali arie suggeriscono l’attività compositiva di Giacomo Sellitto per il teatro. Questo dato è ricavabile, tra l’altro, dai libretti di tragedie ed oratori firmati da Lorenzo Brunasso o Brunassi (Napoli 1709 – Napoli 1753), duca di San Filippo, eminente magistrato e letterato napoletano, nonché Arcade con il nome di Teopisto Carmideo. I suoi drammi, tutti musicati da Giacomo Sellitto secondo un binomio artistico probabilmente forte e collaudato, sono La Geneviefa (Napoli 1745), La passione di Nostro Signor Gesù Cristo (Napoli 1745), Santa Perpetua martire (Napoli 1747) eIl Marcelliano (Napoli 1752).

Giacomo Sellitto si spense a Napoli il 20 novembre 1763, lasciando ai posteri un certo numero di pagine musicali che costituiscono di diritto un importante pezzo della storia della musica del Settecento napoletano. Proprio a partire da questa consapevolezza, il Centro di Musica Antica Pietà de’ Turchini ha fortemente voluto intraprendere l’attività di rivalutazione dello Stabat Mater di Giacomo Sellitto che, alla pari di molti altri progetti promossi dalla stessa fondazione, trova piena realizzazione nell’esecuzione in tempi moderni di pagine musicali fino ad oggi dimenticate, ma di altissimo valore artistico.
Giacomo Sances


Prima dello Stabat Mater sarà eseguito il seguente brano:

Ragazzi Angelo (1680 – 1750) Sonata a Quattro n.1 Op.I

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