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Famosissime armoniche del regno di Napoli : Andreana Basile ,Giulia De Caro e Anna maria Scarlatti
Gregorio Strozzi (c. 1615-1692/93)
Mascara sonata e ballata dei Cavalieri Napolitani nel Regio Palazzo, per due violini e basso continuo
Giovanni Salvatore (1611-1688)
Corrente primae Corrente seconda per clavicembalo
Antonio Valente (c. 1520-1601)
Gagliarda napoletana per clavicembalo
Antonio Valente (c. 1520-1601)
Ballo dell’intorcia per clavicembalo
Donato Basile (c. 1588/89-1613)
Amorosi prieghiper voce e basso continuo
Claudio Monteverdi (1567-1643)
Ohimè ch’io cado per voce e basso continuo
Claudio Monteverdi (1567-1643)
da Arianna: «Lasciatemi morire» per voce e basso continuo
Giovanni Cicinelli principe di Cursi (XVII secolo)
Aspettatemi sentite per voce e basso continuo
Pietro Andrea Ziani (1616-1684)
da Annibale in Capua: «Io d’Emilia custode» per voce, due violini e basso continuo
Francesco Provenzale (1632-1704)
da Stellidaura vendicante: «Su mio cuore alla vendetta» per voce, due violini e basso continuo
Alessandro Scarlatti (1660-1725)
O voi di queste selve abitatrici pervoce e basso continuo
Domenico Scarlatti (1685-1757)
da Ottavia restituita al trono: «Quel nodo forte» per voce, violino e basso continuo
Domenico Scarlatti (1685-1757)
da Ottavia restituita al trono: «Ecco o stelle» per voce e basso continuo
Carlo Ambrogio Lonati (1645-c. 1710)
Adagio da Sinfonia a treper due violini e basso continuo
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Adriana, Giulia e Anna Maria, ‘puttane’ in musica.
di Angela Di Maso
Nel dizionario della lingua italiana Treccani la parola puttana è così spiegata: puttana deriva dal francese antico putain, ossia «donna di facili costumi».
E questo è sicuramente il significato a noi più noto. Sempre in Treccani però, si legge che il termine è usato per indicare una persona disonesta, furbastra, corrotta, spregiudicata, capace di compiere qualsiasi azione pur di arrivare al raggiungimento dei propri scopi.
Non finisce qui!
A questi l’enciclopedia aggiunge ancora un altro di significato: persona di sesso femminile o maschile – è interessante come non vi sia distinzione di genere mentre nella cultura e morale comune siamo abituati a riferire questo termine solo a quello femminile – amorale, che si adegua per interesse alle circostanze cambiando opinione e partito con estrema leggerezza e velocità; ruffiana pur di ottenere ciò che desidera.
Ecco.
Adriana Basile, Giulia De Caro e Anna Maria Scarlatti, le nostre famosissime armonichedel Regno di Napoli, racchiudono nelle loro vite di donne e di artiste tutti questi significati.
Esse sono sì delle puttane, ma in musica, perché tutto quello che hanno fatto è stato per amore per la musica, nella quale arte dovevano non solo primeggiare ma essere riconosciute. Convinte. Orgogliose; addirittura nel caso specifico della De Caro, fiera di essere protagonista di un pometto satirico nel quale un amante deluso narra le sue ninfomani gesta.
Ma è la scaltrezza unita alla spudoratezza per il riconoscimento in stima e fama della loro ars ad interessare molto più che dell’appetito sessuale.
La mia drammaturgia nasce allora dalla lettura di documenti storici uniti ai saggi dei musicologi Maione e D’Alessandro nei quali è fortemente evidente la scalata di queste donne verso il successo musicale – erano comunque cantanti di indubbia abilità e questo è conclamato dall’ammirazione che i migliori compositori e musicisti dell’epoca provavano per loro tanto da dedicargli i propri lavori – con ogni mezzo avessero a disposizione e che quindi andava ben oltre le sole qualità vocali, per percorrere sentieri non lunghi e tortuosi ma brevi e dorati.
Ma mondo fu e mondo è.
Storie comunque di grandi passioni, di intrighi di palazzo, in cui duca, viceré e cardinali erano diventati burattini nelle loro mani, ammaliati da donne che sapevano di essere brave ma soprattutto belle e affascinanti.
Cristina Donadio è Adriana, Giulia e Anna Maria.
Attraverso la sua voce le famosissime armoniche rivivranno prendendoci per mano e presentandoci musiche e canti che accompagneranno i racconti delle loro vite fortunate e disgraziate al contempo, narrandoci di un secolo, quale il seicento nel Regno di Napoli, che per vizi e virtù mai sembra essere a tutt’oggi trascorso.
Angela Di Maso
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